La mia storia? Eccola.

Sin da bambino ho sempre avuto un’indole artistica, ma essendo cresciuto in una famiglia di fabbri, metalmeccanici ed ingegneri, in una motorcity come Torino, la scelta obbligata fu frequentare le scuole tecniche anziché il liceo artistico. Quella stessa scelta, però, mi permise di specializzarmi in disegno tecnico, progettazioni e lavorazioni meccaniche, le basi dalle quali sarebbe nato il mio lavoro.

Iniziai a farmi le ossa nell’officina di costruzioni stampi di mio padre, dove imparai a saldare e lavorare sulle macchine utensili.

La mia creatività trovò sfogo intorno ai vent’anni, quando capii di poter unire le abilità tecniche alla mia passione per i choppers, l’arte e la meccanica, realizzando quelle che sarebbero diventate delle vere e proprie “opere d’arte a due ruote“.
Cominciai a disegnare forcelle e telai, studiando il loro meccanismo e la qualità dei migliori materiali da utilizzare. Ma la vera ispirazione artistica arrivò da vecchie e rare riviste anni ’70 di chopper americani, spesso in lingua originale, che collezionavo con passione. Fu così che, dalla metà degli anni ’90, partendo da qualche vecchia motocicletta a buon mercato, iniziai a mettere in pratica le mie idee, costruendo i miei primi custom e chopper, adattandogli i miei telai rigidi e forcelle tipo Springer.

La mia esperienza professionale continuò ad arricchirsi grazie anche a diversi anni di esperienza in varie officine specializzate di marchi ufficiali quali Harley Davidson.

Sino a quando, nel 2012, ho visto finalmente realizzarsi il mio grande sogno: aprire la Chop Works, la mia officina di costruzioni artigianali di motociclette speciali e customizzate.

Le specialità che portano la firma di Chop Works sono lo studio e la realizzazione di choppers, bobber e café racer, ma la passione per ciò che creo mi spinge anche al di fuori del custom tradizionale.

I miei viaggi, passati e attuali, nel nord Europa, negli Stati Uniti e in Giappone contribuiscono a migliorare le mie competenze, ad aumentare la mia esperienza e sono fonte di nuove idee.

La mia più grande ispirazione arriva soprattutto dall’immenso scenario della cultura anni ’60, un meraviglioso periodo di sperimentazione: non solo auto e motociclette, ma anche cinema, musica, moda, letteratura e design dell’epoca. Tutte queste contaminazioni contribuiscono a rendere unico e speciale ogni “pezzo” che esce dalla mia officina, tanto da aver permesso alla Chop Works di ricevere diversi e importanti premi a livello nazionale ed europeo. E di aver intrapreso, nel corso degli anni, diverse collaborazioni con altre officine del settore.

Francesco Torredimare
aka FRANKINO
Fondatore Chop Works

Il primo amore non si scorda mai.

Storia di ferro, attrezzi, cuore e passione.

EL CHICO • 1997

Questa moto per me ha un valore inestimabile.
È stato il mio esordio nel mondo del custom, un progetto realizzato totalmente da zero, su cui ho perfezionato le mie capacità.

Ho realizzato El Chico dopo la metà degli anni ’90, quando ancora il custom High Tech dominava nei Bike show Italiani.

Io ero un ventenne assetato di garage punk e choppers old school, con un desiderio immenso: costruirmi un chopperino anni ’60.

Un giorno mi trovavo nell’officina di un collezionista di moto inglesi, per valutare l’acquisto di un motore Triumph anni ’60. La trattativa andava per le lunghe, quando da sotto il banco di lavoro saltò fuori un motore BSA A65 del ’67. Chiusi l’affare e, in meno di 10 minuti, quel bel propulsore di Birmingham era già con me sulla strada per Torino.

In quel periodo lavoravo presso l’officina di mio padre, dove la sera mi divertivo a sperimentare le mie prime customizzazioni sulle motociclette. Quel motore era sempre lì, ad aspettare la mia illuminazione, così una sera provai a posizionarlo sulla dima e pian piano incominciai a costruirci la moto intorno.

Partendo dal telaio rigido e dalla forcella springer stretta, cercai di dare il massimo, per il semplice gusto di superare me stesso.
Scovai in vari swap meet il parafango e il serbatoio. La moto cominciò a prendere forma e realizzai il mio primo serbatoio dell’olio. Solitamente ero sempre io a verniciare le motociclette a cui mettevo mano, ma questo era un progetto a cui tenevo molto e chiesi aiuto ad un amico del mestiere.
Il mio piccolo mostriciattolo era quasi terminato: era il terzo chopperino che costruivo da zero, molto meglio di quello precedente, la Suzuki Sixtyniner (R.I.P.).
Così, nell’inverno del ’98 El Chico era pronto.
E per festeggiare il duro lavoro e la mia grande soddisfazione, organizzai un party notturno nell’officina di mio padre. Arrivarono molti amici e… anche gli sbirri, attirati dai rumori dei festeggiamenti.
L’entusiasmo fu incontrollabile, fiumi di vino, birra e festa fino al mattino!

Un caro amico mi convinse a partecipare al Custom Chopper Show di Padova. Sentivo nell’aria che qualcosa stava cambiando e pensai: “L’ondata dell’High Tech ha i giorni contati, la vecchia scuola del chopper sta chiedendo giustizia!.
Ero un po’ titubante sulla mia partecipazione, ma decisi di andare.
Fu un vero successo.

Photo – Daylight Studio